dimarts, 3 de març del 2009

L'espera


M’entelo com un vidre pel baf de l’atmosfera

Carregada de dintre; llegiré

Cansadament si m’ho permeten

Les veus del bar.

Tu vas i véns com sempre en mi.

Tinc temps, tinc molt de temps.

Tot d’una arribes

De fabulosos llunys. Miracle que t’acostis,

Fins a salvar-me.

Ja tot és

Com ha de ser. Cada moment,

L’espera.



Joan Vinyoli

dissabte, 20 de desembre del 2008

Il pianto della scavatrice

I Solo l'amare, solo il conoscere
conta, non l'aver amato,
non l'aver conosciuto. Dà angoscia

il vivere di un consumato
amore. L'anima non cresce più.
Ecco nel calore incantato

della notte che piena quaggiù
tra le curve del fiume e le sopite
visioni della città sparsa di luci,

scheggia ancora di mille vite,
disamore, mistero, e miseria
dei sensi, mi rendono nemiche

le forme del mondo, che fino a ieri
erano la mia ragione d'esistere.
Annoiato, stanco, rincaso, per neri

piazzali di mercati, tristi
strade intorno al porto fluviale,
tra le baracche e i magazzini misti

agli ultimi prati. Lì mortale
è il silenzio: ma giù, a viale Marconi,
alla stazione di Trastevere, appare

ancora dolce la sera. Ai loro rioni,
alle loro borgate, tornano su motori
leggeri - in tuta o coi calzoni

di lavoro, ma spinti da un festivo ardore
i giovani, coi compagni sui sellini,
ridenti, sporchi. Gli ultimi avventori

chiacchierano in piedi con voci
alte nella notte, qua e là, ai tavolini
dei locali ancora lucenti e semivuoti.

Stupenda e misera città,
che m'hai insegnato ciò che allegri e
feroci
gli uomini imparano bambini,

le piccole cose in cui la grandezza
della vita in pace si scopre, come
andare duri e pronti nella ressa

delle strade, rivolgersi a un altro uomo
senza tremare, non vergognarsi
di guardare il denaro contato

con pigre dita dal fattorino
che suda contro le facciate in corsa
in un colore eterno d'estate;

a difendermi, a offendere, ad avere
il mondo davanti agli occhi e non
soltanto in cuore, a capire

che pochi conoscono le passioni
in cui io sono vissuto:
che non mi sono fraterni, eppure sono

fratelli proprio nell'avere
passioni di uomini
che allegri, inconsci, interi

vivono di esperienze
ignote a me. Stupenda e misera
città che mi hai fatto fare

esperienza di quella vita
ignota: fino a farmi scoprire
ciò che, in ognun, era il mondo.

Una luna morente nel silenzio,
che di lei vive, sbianca tra violenti
ardori, che miseramente sulla terra

muta di vita, coi bei viali, le vecchie
viuzze, senza dar luce abbagliano
e, in tutto il mondo, le riflette

lassù, un po' di calda nuvolaglia.
È la notte più bella dell'estate.
Trastevere, in un odore di paglia

di vecchie stalle, di svuotate
osterie, non dorme ancora.
Gli angoli bui, le pareti placide

risuonano d'incantati rumori.
Uomini e ragazzi se ne tornano a casa
- sotto festoni di luci ormai sole -

verso i loro vicoli, che intasano
buio e immondizia, con quel passo blando
da cui più l'anima era invasa

quando veramente amavo, quando
veramente volevo capire.
E, come allora, scompaiono cantando.

Pier Paolo Pasolini

dijous, 18 de desembre del 2008

to a stranger

PASSING stranger! you do not know how longingly I look upon you,
You must be he I was seeking, or she I was seeking, (it comes to me, as of a dream,)
I have somewhere surely lived a life of joy with you,
All is recall’d as we flit by each other, fluid, affectionate, chaste, matured,
You grew up with me, were a boy with me, or a girl with me, 5
I ate with you, and slept with you—your body has become not yours only, nor left my body mine only,
You give me the pleasure of your eyes, face, flesh, as we pass—you take of my beard, breast, hands, in return,
I am not to speak to you—I am to think of you when I sit alone, or wake at night alone,
I am to wait—I do not doubt I am to meet you again,
I am to see to it that I do not lose you.


(Walt Whitman)

dimarts, 16 de desembre del 2008

Martí i Pol

La mateixa pregunta cent vegades
i el mateix tornaveu: la teva absència.

Tantes pluges m'inciten al neguit
perquè sóc sol, ben sol, i vagarejo
pels carrers quan la nit és fonda i clara.

Saber-te tan a prop m'angunieja.

Més et voldria inconegut, llunyà,
com un somni que a penes si es recorda,
perquè llavors estimar-te no fóra
res més que una inconcreta melangia.

(EL FUGITIU 1952-1957)

diumenge, 14 de desembre del 2008

"Érem nosaltres..."

Érem nosaltres
amb la nit dins les copes.
¿Recordes? Ebris
estranyament, parlàrem
de vida per més vida.

Carles Riba